Osservazioni finali

  • Il lavatoio restaurato di Alassio alla Madonna delle Grazie.
  • Il demolito lavatoio di via Morardo a Sanremo.
  • Il lavatoio di Ventimiglia Alta, oggi abitazione privata

Per finire questa carrellata di fotografie mi sembra opportuno tentare (per quel che si può fare) un bilancio sullo stato medio di utilizzazione e conservazione dei lavatoi e sulle prospettive future circa il loro destino nel territorio provinciale di Imperia fin qui esaminato.
Come si è detto l'arrivo dell'acqua corrente in tutte le case e la diffusione progressiva della lavatrice a partire dal secondo dopoguerra ha segnato la sorte delle fontane e degli antichi lavatoi. Quindi in un periodo collocato grossolanamente tra gli anni '60 e gli anni '70 del XX secolo i lavatoi furono inesorabilmente abbandonati, anche se è opportuno fare delle differenziazioni. 

Nelle zone montuose dove gli abitati sono medio-piccoli certamente il loro uso andò avanti ancora per un po', almeno fino a quando anche qui non arrivò l'acqua corrente nelle case. E proprio in questo genere di abitati ancora oggi non è infrequente assistere alla scena di qualche donna anziana che lava qualche pezzo molto sporco nel lavatoio. È il caso per esempio di Ponti di Pornassio oppure Ottano (valle Arroscia) anche se esempi simili potrebbero essere fatti per molti altri paesi. Conseguentemente il carattere rurale o montano di queste borgate ha permesso generalmente una migliore conservazione di questi manufatti, ad eccezione di quelle zone dove il costante spopolamento non ha reso completamente disabitati (o quasi) interi paesi o dove si sono sentite maggiori necessità di parcheggi o di allargamento della sede stradale. Questo fenomeno è facilmente riscontabile dalle fotografie pubblicate su questo sito. 
Diversa è la situazione nelle zone più prossime alla costa. Qui infatti oltre al diffondersi della lavatrice si è assitito ad una progressiva urbanizzazione conseguente allo spopolamento delle campagne. Ciò ha determinato maggiori modificazioni al tessuto urbanistico antico, se non veri stravolgimenti (basti pensare all'incresciosa vicenda di via Madre di Dio a Genova) di cui hanno fatto le spese moltissime volte anche fontane e lavatoi ormai resi inutili dal progresso della tecnologia, salvo il caso di poche lavandaie affezionate al loro lavatoio come successe a Imperia Oneglia. In queste zone il periodo tra gli anni '70 e i primi anni '90 ha visto il decadimento e la demolizione di moltissimi lavatoi cittadini. 
A Ventimiglia i lavatoi della città bassa sparirono coi canali che li alimentavano (canali Lupi e Lorenzi). A Bordighera in quel periodo il lavatoio sulla via Circonvallazione venne demolito per realizzare al suo posto un giardino pubblico; a Imperia il lavatoio di Castelvecchio in via Vittorio veneto venne raso al suolo nel 1995 così come quelli di Caramagna e Costa d'Oneglia, dopo aver demolito negli anni precedenti tutti quelli del Parasio e quelli di Oneglia. A Sanremo sparirono i lavatoi di via Morardo, di San Costanzo e di Coldirodi, solo per fare degli esempi. Anche a Riva Ligure il lavatoio sparì per lasciare spazio ad un'aiuola. Abbastanza presto questa sorte toccò anche a Diano Marina coi lavatoi di Piazza dell'Olio (oggi piazza Virgilio) e a Cervo per i tre lavatoi della parte a mare. 

Quando il lavatoio era costruito protetto da quattro pareti in qualche caso si è pensato di riutilizzarlo per altri scopi. Esempi di questo tipo li si vede a Ventimiglia alta appena fuori dai bastioni a Porta Piemonte, a Sanremo dalla chiesa di Baragallo oppure a Imperia in via del Ponte oppure in Piazza unità nazionale, vicino alla stazione ferroviaria di Imperia Oneglia.

Solo pochi esemplari hanno avuto la fortuna di resistere sino a oggi e solo alcuni di questi sono stati restaurati (Borghetto S. Spirito, Loano, Pietra Ligure, Grimaldi di Ventimiglia), mentre altri vivacchiano in condizioni mediocri (Imperia via Sauli, Sanremo via Tasciaire) o anche abbastanza buone (Cervo in via Romana, Imperia zona Barcheto). Perlopiù i manufatti conservati nelle cittadine sono conservati in zone periferiche o nelle frazioni, borgate nelle quali l'isolamento dalla città ne ha permesso una maggiore resistenza al progresso).

Se questo è quanto avvenuto nel recente passato, si può sperare in un futuro almeno in parte migliore. In effetti l'ondata di demolizioni sembra aver esaurito la sua spinta, mentre si assiste ad una maggior cura dei lavatoi rimasti, salvo eccezioni negative come nel caso della Pigna di Sanremo. 
E questo è anche un po' lo scopo di questo sito, cercare di trasmettere il ricordo di queste antiche strutture a tutti coloro che ne possono essere interessati, prima che il tempo e l'incuria ne facciano sparire le tracce per sempre. Si spera anche che le amministrazioni comunali, sollecitate magari dai propri cittadini, abbiano a cuore questi luoghi del ricordo, dove generazioni di lavandaie hanno faticato e si sono consumate fisicamente, prevedendo dei restauri o delle riutilizzazioni rispettose della loro funzione d'origine.
Un esempio modello il tal senso è la cittadina di Saint Tropez, che ha riadattato il lavatoio storico a sala esposizione mantenendo però intatta la vasca e l'edificio nella sua interezza, concedendone l'uso agli artisti che ne vogliono usufruire facendo pagare un canone. Perchè non si può fare anche da noi?